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SECOND HAND SEPTEMBER: USATO E GENTRIFICAZIONE

La scorsa settimana abbiamo visto in che modo si sia evoluto il mercato dei capi di abbigliamento di seconda mano, passando da una realtà esclusivamente legata al consumo della fascia a basso reddito della popolazione, all’essere una vera e propria alternativa al fast fashion, soddisfando quindi la domanda di un pubblico ben più ampio. Ed è proprio riguardo a questo cambiamento di utenza che è utile fare una riflessione.

Il fenomeno

Uno dei motivi che hanno portato all’esplosione delle app come Vinted e Depop, è perché sono in tantə coloro che hanno individuato in esse un’opportunità di guadagno, superando quindi la prospettiva di rivendere il risultato di una sessione di svuotamento armadi. Soprattutto su Depop, un grande bacino di utenza è infatti composto da liberə rivenditori e rivenditrici, in inglese specificatamente definitə bedroom enterpreneur, che acquistano a prezzi irrisori un grande numero di capi usati per poi rivenderli sul proprio profilo a prezzi più alti.

Non essendo fenomeni isolati, ciò comporta che i mercatini vengano affollati da un grande numero di persone alla ricerca delle offerte migliori per potere poi massimizzare i guadagni con la rivendita. I capi di qualità, cioè quelli particolari, prodotti da brand conosciuti, o le ottime offerte rispetto alla qualità del capo, tendono ad essere acquistati subito, in prima mattinata. Nelle bancarelle o nelle fila del negozio rimangono spesso solo gli scarti di questa selezione.

Di conseguenza, le persone che davvero hanno la necessità di appoggiarsi al mercato dell’usato avranno accesso solo alle rimanenze, mentre il vestiario migliore aumenterà considerevolmente il proprio prezzo di mercato spostandosi sui profili personale dellə rivenditrici e rivenditori, lə quali, in certi casi, possono arrivare a decuplicare il prezzo di partenza. Ciò è un problema soprattutto per alcune tipologie di vestiario, come i capi per taglie forti, già di difficile reperibilità nel mercato tradizionale e dunque i primi a scomparire quando trovati di buona fattura.

Per descrivere questo fenomeno si è utilizzato il termine gentrificazione, generalmente associato ai quartieri popolari subenti un processo di riqualificazione, al seguito del quale il costo della vita e degli immobili può salire vertiginosamente, costringendo lə vecchiə abitanti a trasferirsi altrove. Il significato di gentrificazionepuò però essere esteso ad ogni contesto in cui un bene di cui hanno sempre goduto le classi economicamente più basse viene scoperto, reso appetibile ad un pubblico medio e alto borghese e commercializzato da e per questə ultimə, diventando di fatto più costoso e quindi inaccessibile a chi ne aveva diritto originariamente.

E quindi?

Nonostante ciò, il fast fashion, così come molti dei grandi marchi, non possono costituire una valida alternativa, per quanto queste catene possano intraprendere percorsi di responsabilizzazione. Infatti, sono proprio le classi più svantaggiate a venire sistematicamente sfruttate da questa industria, i quali di rado garantiscono allə operaiə un lavoro sicuro ed adeguatamente pagato, spesso violando gli stessi diritti umani. L’acquisto di seconda mano rimane dunque la scelta più etica, anche su questo fronte: per approfondire, ti consigliamo Il documentario The True Cost.

Infine, non è plausibile richiedere alla singola persona di risolvere con i propri consumi ogni tematica contemporanea. Va ricordato che sono le istituzioni e le grandi compagnie a doversi prendere carico delle problematiche del presente, proponendo soluzioni a lungo termine che possano essere a vantaggio di tuttə in base alle diverse necessità.

È però importante tenere a mente che il consumismo sfrenato porta sempre ad importanti effetti collaterali. Lo shopping di seconda mano può sostituire il fast fashion, ma ciò non significa che sia necessario approciarvisi attraverso lo stesso schema di consumo irrazionale. Per evitare il problema della gentrificazione, ci sono alcuni accorgimenti che potrebbero essere presi o tenuti a mente da chi decide, giustamente, di acquistare in questo settore.

  1. Stay minimal

Il fattore più importante per un cambiamento a lungo termine è quello di cambiare le nostre abitudini di consumo. È necessario fare un lavoro su stessə e imparare ad acquistare di meno, solo ciò di cui si ha bisogno e ciò che possiamo apprezzare per lungo tempo.

  • Vai alle fonti

Tendi a frequentare i mercatini e i charity shop, senza intermediari, per evitare di passare per chi applica ingenti sovrapprezzi.

  • Fallo zero-waste

Quando fai shopping online, preferisci chi sta svuotando il proprio armadio e rivende i propri vecchi pezzi rispetto a chi ha più evidenti prospettive di lucro. Inoltre, controlla che nella tua zona non esistano associazioni o enti che organizzino swap-parties, eventi in cui le persone si scambiano oggetti usati, per liberare il proprio armadio dal vecchio e ripopolarlo di capi che si intende utilizzare.

  • Controlla il sovrapprezzo

Se ti capita di acquistare da unə reseller online, prova a verificare quali siano le sue fonti primarie per i capi, e nota quanto sia imponente il sovrapprezzo applicato. Più basso è quest’ultimo, e minore è il contributo all’aumento di prezzo di mercato del bene.

  • Fallo upcycled

Ricordati dei brand e dellə creativə che si occupano di upcycling, attraverso cui anche le rimanenze di mercato possono riprendere vita sotto forme completamente diverse. In questo modo darai voce e supporto allə creativə più virtuosə evitando allo stesso tempo di favorire la gentrificazione.

  • Compra second hand

A prescindere, compra usato. Cerca di farlo il più responsabilmente possibile, sviluppando una coscienza più informata, ma teniamo presente che il futuro del mercato della moda parte anche dal second hand, ed è un passo necessario per avvicinarci ad un mercato più circolare.

Edoardo Andreoli &

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