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MOTI E MOVIMENTI

Società è insieme di individui, nessuno dovrebbe insegnarlo. È vero ed è banale. E la società di cui facciamo parte è anche la stessa che additiamo di varie colpe, profondissime, che ci indignano e ci fanno sentire conviventə con l’ingiustizia. Eppure, nella consapevolezza che sottostà alle nostre scelte quotidiane, la coscienza della propria partecipazione alla comunità è spesso completamente annebbiata, a volte inesistente. Fatichiamo ad accettare che le stesse problematiche che rintracciamo nel mondo esterno siano in realtà appoggiate, spesso inconsciamente, dai nostri stessi comportamenti.

 

Ma per quale motivo sentiamo così scomodo il dover partecipare al mondo in cui viviamo?

 

Nello sguardo verso il mondo utilizziamo una visione altrista della partecipazione. Crediamo di non essere, e di non dover essere noi, a creare il cambiamento. D’altronde, non è nelle nostre corde: non ne abbiamo le competenze. Siamo coscienti del fatto che il nostro sistema sia sbagliato. Sappiamo che stiamo distruggendo il pianeta, che il fast fashion logora vite umane; sappiamo che gli animali sono torturati in allevamenti e che gran parte del mondo agricolo di cui ci serviamo abitualmente al supermercato è nelle mani della mafia. Così come conosciamo le grandi discriminazioni sociali. Ma chi se ne deve occupare è lə politicə, l’assistente sociale, l’attivista. A noi non resta che assistere ad un mondo in movimento. O in stasi.

 

Questa cessione di responsabilità diventa un problema poiché proprio questə altrə con ruoli di responsabilità ha popolarmente perso il fascino e la credibilità di cui auspicabilmente dovrebbe invece godere. Sovrastimando e fraintendendo i concetti di incoerenza ed ipocrisia, con maniacale precisione rintracciamo in chi si propone al cambiamento ogni possibile incoerenza logica ed etica, al fine di fargli o farle notare che “no, non è abbastanza”. Non abbiamo fiducia nemmeno in noi stessə. Quando ipotizziamo un nostro diretto coinvolgimento nelle cose, tendiamo a demolire ogni tentativo di miglioramento con la sensazione di essere eternamente insufficienti.

 

Ciò che otteniamo da questo altrismo è la credenza secondo cui un qualsiasi cambiamento individuale diretto verso un mondo migliore non valga nulla, a meno che sia impossibile individuarvi ipocrisie – e ciò non avviene mai. Il risultato è una paralisi decisionale e comportamentale; per non sentire lo sconforto e la colpa.

 

Tutto questo è falso.

E siamo chiamatə a cambiarlo.

 

Con il proposito di danneggiare questa visione della realtà – per chi ancora la conserva – e per riconfermare il desiderio di mettersi in gioco – per chi l’ha già fatto – pubblicheremo nei prossimi mesi riflessioni ed esperienze su come il cambiamento possa essere promosso da un punto di vista individuale.

 

Siamo consapevoli che il piccolo passo, le scelte di consumo o comportamento eco, non debbano essere considerate un alibi per rimettere in mano l’intera responsabilità del cambiamento al singolo individuo. Se è vero che sostenibilità significa cooperazione tra forze individuali, è anche necessario riflettere su come queste forze abbiano un peso differente in base al potere che possono esercitare. Per questo cercheremo, in base alle competenze disponibili, di discutere da varie prospettive, al fine di portare una visione più globale del cambiamento, che possa legittimare, includere e non disprezzare – dove possibile – ognuno dei suoi fattori, dal più potente al più indipendente, dall’economico al culturale.

 

Se, tu che leggi, senti di avere qualcosa da condividere in merito allo sviluppo sostenibile -nella sua accezione più ampia – puoi contattarci a journal@nereidistudio.com con oggetto “Secondo me xxx”, sostituendo alle x l’argomento di cui vorresti trattare. Potrai proporre una bozza, o anche solo un’idea, di un possibile intervento. Che tu sia frescə di uno studio interessante, unə tesista, se collabori ad un progetto di sviluppo, sei qualcuno che sta portando avanti determinate scelte morali o di consumo, o semplicemente sei interessatə al tema, non potremo che apprezzare un tuo contributo e valutarne la pubblicazione. Le voci non sono mai abbastanza.

 

Il sistema in cui viviamo è sbagliato: è in-sostenibile, per l’appunto. E per modificarlo dobbiamo modificare anche noi stessə, riappropriandoci delle nostre scelte e del nostro ruolo nella collettività. Ciò non avverrà finché continueremo ad essere spaventatə dal cambiamento, paralizzatə dalla retorica del tutto o nulla.

 

Quello delle Nereidi è un tentativo di mostrare alcune delle prime possibili strade da percorrere per tornare a metterci in moto, evidenziando come ciò possa essere fatto senza essere perseguitatə da una maniacale ambizione di perfezione morale. Attraverso le esperienze dei talent e il nostro Journal vorremmo mostrare come il piccolo passo sia il segno di una riscoperta consapevolezza cittadina, politica e sociale; oltre al valore estetico di riportare la solidarietà nelle azioni quotidiane, ciò ha il valore di mostrare come le rivoluzioni per un futuro migliore possono e devono avere un orizzonte di concretezza.

 

Proviamo a muoverci. E muoviamoci a provare.

 

Benvenutə al Journal di Nereidi Studio.

 

Edoardo Andreoli

& Nereidi Studio

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